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Il dopocena - parte 1


di Giulialacuriosa
27.10.2022    |    265    |    0 9.0
"Lo osservai dirigersi ai piedi del lettino e abbassare il viso sopra di lei, proprio sul basso ventre..."
Dopocena e dopo la serie TV quotidiana che guardavo sempre in famiglia – con Giorgio e nostra figlia Elena – mi avvicinai alla finestra del soggiorno per chiudere le persiane e da lì, ciò che vidi destò la mia curiosità.
Osservai stupita Arianna, la mia amica delle superiori, parcheggiare poco distante da casa mia ed entrare in un edificio che conoscevo: una palestra che a quell’ora era chiusa al pubblico, come dimostravano anche le luci spente.
Cosa spingeva Arianna ad attraversare la città a tarda sera, per infilarsi in una palestra di periferia fuori dall’orario di apertura?
Conoscendola, stava accadendo qualcosa di molto intrigante.
Decisi di seguirla, con la scusa di volerla salutare, mossa da una curiosità irrefrenabile.
Che scusa posso usare per uscire di casa? La spazzatura, pensai.
E fu così che corsi in cucina a recuperare il sacchetto dell’organico, pieno solo fino a metà, per poi scattare alla porta, dove mi infilai le scarpe da ginnastica mezze sciancate che indossavo solo per “le faccende domestiche”: mi chinai per allacciarle e la mia impazienza era tale che nel legare tra loro le stringhe mi tremavano le mani.

“Esco a buttare la spazzatura e faccio due passi, torno presto!” urlai quasi già fuori di casa senza attendere risposta – sapevo che Giorgio avrebbe insistito affinché rientrassi subito, che l’idea di una passeggiata da sola a quell’ora non gli sarebbe piaciuta.
Gettai il sacchetto della spazzatura nell’apposito bidone, mi legai il mazzo di chiavi di casa al polso destro grazie al lungo portachiavi di tessuto, uno di quelli che puoi appendere anche al collo, e mi incamminai sotto la luce dei lampioni del viale, verso l’ingresso principale della palestra in cui avevo appena visto Arianna sparire.
La strada che mi separava dalla mia destinazione mi pareva lunghissima; in realtà si trattava di pochi metri eppure avevo la sensazione che continuare a farmi domande mi rallentasse, così accelerai il passo sperando di placare anche i miei pensieri.
Quando finalmente raggiunsi la porta della struttura scoprii che era chiusa. Come aveva fatto la mia amica di una vita a entrare?
Dall’esterno dello stabile potevo notare che una sola finestra era flebilmente illuminata, e per fortuna si trovava a piano terra. Conoscevo quella stanza, si trattava dello studio di fisioterapia.
Mi diressi lentamente verso quella luce e sentii crescere in me l’inquietudine: cosa avrei visto? Mi sarei messa nei guai?
Forse dovrei tornare a casa, pensai; se esistono tanti modi di dire su chi si fa (o non si fa) gli affari propri, c’è un motivo…
Raggiunsi la finestra, mi aggrappai ai mattoni freddi dell’edificio, salii su una pietra che si trovava proprio lì sotto – che strana casualità: forse non ero la prima spettatrice del genere di spettacolo a cui avrei assistito? – e mi alzai in punta di piedi per vedere meglio all’interno.


Dentro la stanza – la cui unica sorgente luminosa era la lampada sulla scrivania del fisioterapista – vidi Arianna sdraiata sul lettino dello studio a gambe divaricate, con le mani rivolte verso il basso e legate alla struttura in acciaio con una garza medica, bianca. Gambe e piedi, invece, erano lasciati liberi.
Era nuda ma non proprio nuda. Indossava una strana tuta https://www.status503.it/prodotto/crotchless-teddy-badossa-nero-s-m/ fatta solo di sottili strisce di tessuto che enfatizzavano le bellissime forme del suo corpo, mettevano in risalto il seno e lasciavano ampio spazio di movimento anche per il sesso più sfrenato. Era sexy da morire conciata così.


Un uomo che potevo vedere solo di spalle le si avvicinò, la baciò e si tolse la bandana rossa che teneva legata al collo.
Le sussurrò qualcosa all’orecchio: avrei dato qualsiasi cosa in quel momento per conoscere quelle parole.
Lei si morse il labbro e annuì con un cenno della testa, dopodiché i suoi occhi vennero bendati con la bandana che quel tizio teneva tra le mani… Ma chi è questo tipo? Mi ricorda qualcuno ma la scarsa illuminazione non mi permette di vederlo chiaramente.
Lo osservai dirigersi ai piedi del lettino e abbassare il viso sopra di lei, proprio sul basso ventre.
La lavorò per pochi minuti, e la vidi inarcare la schiena sotto di lui, in preda al piacere.
Si allontanò da lei facendo qualche passo indietro, e potei notare la sua potente erezione mentre si appoggiava alla scrivania dietro le sue spalle.
Senza nemmeno guardare cosa facesse, afferrò un tubetto https://www.status503.it/prodotto/aloe-lube-lubrificante-a-base-daloe-da-118-ml/ senza staccare gli occhi di dosso ad Arianna. Spremette una discreta quantità di liquido sulle proprie dita e tornò dalla mia amica, stavolta diretto alla “porta sul retro”.


A quel punto vidi aprirsi la porta dello studio e altri 3 uomini nudi entrarono nella stanza. Non potei riconoscerli, perché ciascuno di loro indossava la maschera di un animale diverso: c’erano un lupo, una tigre e un cavallo. L’unico uomo che rimase senza maschera fu quello che aveva accolto e bendato la mia amica, mentre compresi subito perché uno di loro indossasse proprio la maschera da cavallo…
Chissà se Arianna sa in quanti sono? E ancora: che senso ha mascherarsi di fronte a una donna con gli occhi bendati? Non riuscivo a trovare una risposta, forse questi uomini non si conoscono tra loro. In ogni caso questa pantomima rende più eccitante l’intera scena e non riesco a smettere di guardare, anche se so che dovrei.
Per un attimo temetti che si sarebbero avventati su di lei, invece tutto iniziò con discreta calma: la possedettero uno per volta, solo per pochi minuti. Credo che questo servisse a non darle mai davvero l’idea di quanti fossero, quindi dedussi che la mia amica non fosse informata dei dettagli di quella gang bang.
Ognuno di quegli uomini scelse il proprio orifizio preferito, dedicandovisi.
Quando fu il turno del cavallo notai che il viso di Arianna si contrasse in una smorfia di momentaneo dolore: supposi che quell’uomo l’avesse presa da dietro. Ben presto però il suo volto mi trasmise una sensazione di pura estasi.

Mio malgrado mi bagnai in modo pazzesco di fronte a quei 4 membri turgidi, che rivolgevano tutte le loro attenzioni alla vagina della mia amica e si strusciavano su ogni cm. della pelle del suo corpo e la possedevano ripetutamente.
Dopo poco erano così infoiati che non riuscirono più ad aspettare il proprio turno e le si buttarono addosso tutti contemporaneamente.
Pian piano iniziarono a utilizzare contemporaneamente i suoi buchi, le sue mani e anche i suoi piedi. Vidi le gambe di Arianna tendersi e irrigidirsi, il suo collo inarcarsi e la sua bocca spalancarsi in un’espressione di sconvolgente piacere.
Osservai sconvolta quel viso che conoscevo così bene e immaginai come si sentisse, sopraffatta da ciò che stava vivendo: riusciva a riconoscere i suoi amanti, o almeno uno di loro?
Vennero sopra di lei in ordine sparso ma, che fosse per l’aiuto di qualche pillola magica o per la pura foia data dalla situazione, sembrava non ne avessero mai abbastanza e continuarono a possederla e a venire finché non furono completamente sazi.
Quando si placarono lei era “glassata” da capo a piedi – questa parola, pensai, rendeva benissimo l’idea.
Allora l’uomo senza maschera le si avvicinò con qualcosa di scintillante in mano. A causa della luce fioca nella stanza, impiegai alcuni secondi a capire che si trattava di un cucchiaio di acciaio.
Mi sembrò che quel tizio parlasse ad Arianna e lei rispose qualcosa, dal movimento delle sue labbra credo disse “va bene” e compresi che doveva averle chiesto qualche genere di permesso.
Osservai il cucchiaio nelle sue mani, quell’oggetto freddo e metallico percorrere il corpo della mia amica raccogliendo tutto quel mix di seme che aveva sulla pelle e appoggiarsi alle labbra di lei, che aprì ingoiando più e più volte.
Finché a un certo punto dovette sentirsi nauseata, almeno questo mi fece capire la piega della sua bocca: disse “basta”.
A quel punto l’uomo a volto scoperto la slegò, le tolse la bandana dagli occhi e l’aiutò a ripulirsi con dolcezza.
Io mi accorsi che qualcuno avrebbe potuto vedermi ora, finita la festa… Così scattai all’indietro ruotando di 180° e appoggiai la schiena al muro della palestra, ansimante e vogliosa come mai prima d’ora.

Volevo chiedere al lupo, o a un animale qualsiasi tra quelli presenti in quella stanza, di possedermi.
Scoppiavo di eccitazione quando sentii il rumore di un chiavistello pesante alla mia sinistra.
Una luce illuminò la strada dall’interno della palestra, qualcuno stava per uscire… Era il cavallo, vestito di tutto punto ma con ancora addosso quella maschera inquietante.
Dietro di lui sfilarono in ordine il lupo e la tigre. Perché avrei voluto essere inerme su quel lettino, al posto di Arianna, a farmi possedere da animali sconosciuti?
Avevo bisogno di toccarmi, non ne potevo più, così staccai il palmo della mia mano destra dai mattoni freddi della palestra per accarezzarmi da sopra i pantaloni della tuta morbida e… mi caddero le chiavi di casa sull’asfalto, che fecero rumore nell’assoluto silenzio.
Cazzo, avrei dovuto legarle meglio al mio polso!
La tigre si voltò verso di me “Chi c’è?”, urlò senza potermi vedere, avvolta nel buio com’ero.
Non risposi e tutti e 3 si incamminarono verso di me.

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(continua)
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